lunedì 18 settembre 2017

Immigrazione e chiarezza

di Jacopo Simonetta
Articolo già apparso su "Crisis? what Crisis?"


Quando si parla di qualcosa, è una buona abitudine di chiarire prima il significato delle parole che si usano.   Specialmente quando ci sono ampi margini di vaghezza.
Le principali rotte d’arrivo. La cartina è del 2013 e la situazione attuale è un poco diversa in quanto la rotta africana passa oggi per la Libia, non più per la Tunisia (Fonte Limes).

Dunque:

1 – Immigrato.   Persona che si trasferisce per un lungo periodo di tempo (anni o decenni) in un luogo diverso da quello dove è nato.   Può significare che proviene da un paese estero, ma anche da un’altra regione del medesimo paese, come i calabresi a Milano.   Quasi sempre, il motivo per emigrare è la ricerca di un lavoro.   Il 1 gennaio 2017, i cittadini stranieri regolarmente residenti in Italia erano circa 5 milioni (dati ISTAT), di cui circa 1.150.000 romeni e circa 100.000 da altri paesi UE.   I residenti stabili con passaporto non europeo sono quindi circa 3,5 milioni, perlopiù albanesi e marocchini, seguiti da cinesi e ucraini.   L’unico paese africano ad avere una comunità residente consistente è il Senegal con poco meno di 100.000 persone (v. tabella in calce all'articolo).
Norme e condizioni per gli immigrati sono completamente diverse a seconda dei paesi di partenza e di arrivo.   Ad esempio, i cittadini dei “paesi Maastricht” possono stabilirsi dove vogliono, all'interno dell’UE, senza richiedere particolari permessi; di fatto non sono “stranieri”.   Cittadini di altri paesi (ad es. la Georgia e l’Ucraina) possono invece entrare in Italia liberamente, ma per stabilircisi hanno bisogno di un permesso di soggiorno rilasciato dalla prefettura.   Altri ancora hanno infine bisogno anche di un visto d’entrata, solitamente a termine, rilasciato dalla locale ambasciata del paese di destinazione.

2 – Profugo.   Spesso usato come sinonimo di rifugiato, giuridicamente indica invece la persona che è costretta a tornare in patria dal paese dove era emigrata.   Un esempio tipico sono gli europei tornati a seguito dell’indipendenza delle colonie; oppure gli italiani fuggiti dall'Argentina durante la dittatura.   Attualmente, per l’Italia è un fenomeno irrilevante, ma fra un paio di anni potrebbe esserci una grave crisi, a seconda di come andranno le trattative per la “Brexit”.

4 – Richiedente asilo.   Persona che richiede lo status di “Rifugiato” che viene rilasciato dalla prefettura in base alle disposizioni diramate dal Ministero degli Interni (v. seguito).   Quantificare questa aliquota di persone è arduo perché in costante e rapida evoluzione.   Sappiamo però che i “centri di accoglienza” ed il sistema “Sprar”  (compreso il famoso albergo a 30 € giornalieri) accolgono circa 174.000 persone (dati Ministero dell’Interno aggiornati al marzo 2017).   Non tutti sono richiedenti asilo, ma può andare come ordine di grandezza.   Teoricamente, coloro le cui richieste non vengono accolte dovrebbero essere respinti o rimpatriati.   In pratica ciò non avviene e, di solito, le persone si danno alla macchia arrangiandosi poi in qualche modo (v. seguito).

Boat people arrivati in Europa, fra il 2006 ed il 2015 (dati UNHCR).
5 – Rifugiato.   Persona che viene protetta dalle autorità del paese di accoglienza perché in patria è vittima di una specifica persecuzione per motivi politici, etnici o di altro genere.   Di solito si tratta di singole persone come esponenti ed attivisti politici ; per esempio molti intellettuali russi fuggiti in occidente durante l’epoca sovietica.   A seguito di guerre possono però acquisire lo status di rifugiato intere popolazioni, come i palestinesi fuggiti dalle zone occupate da Israele nel ’48 o gli Yazidi siriani fuggiti dalle zone occupate dall’ISIL nel 2015.   Oggi i rifugiati in Italia sono fra i 150.000 ed i 190.000 a seconda degli anni, una delle cifre più basse d’Europa.   E’ anche importante ricordare che lo status di rifugiato garantisce una serie di diritti, ma impone anche obblighi ben precisi.

5 – Extracomunitario.   Persona che non ha un passaporto europeo.  Dunque, fra gli altri,  sono extracomunitari i somali ed i cinesi, ma anche gli americani e, fra un paio di anni, anche gli inglesi.

6 – Immigrato irregolare o Clandestino.   Persona che si trova in territorio italiano senza autorizzazione.  Per definizione, solo gli extracomunitari possono essere clandestini.   Quanti siano ovviamente non si sa, ma sono stimati fra i 400 ed i 500.000 (dati Ministero degli Interni).   Perlopiù è gente a cui è stato rifiutato lo status di rifugiato, ma a cui è stato dato un permesso temporaneo; oppure che semplicemente se la è squagliata da un centro di accoglienza.   Teoricamente dovrebbero essere rimpatriati e le prefetture emanano circa 35.000 decreti di espulsione l’anno.   Ma ne vengono effettuate meno del 10%, per una combinazione di fattori (costo elevato dell’operazione, farraginosità della procedura, ordini ministeriali).   In compenso si conoscono bene le due principali porte di ingresso: gli aeroporti di Malpensa e di Fiumicino.  La maggior parte degli irregolari arriva infatti tranquillamente in aereo, se necessario con un visto turistico o di studio, per poi rimanere campando di espedienti nella speranza di incappare in una sanatoria od altro sistema per regolarizzarsi.
La seconda rotta è quella dei barconi e dei salvataggi in mare che tanto spazio ottiene sui media, malgrado sia quantitativamente secondaria.
Un problema cruciale è che molte di queste persone vanno ad ingrossare le fila dei parassiti sociali, della malavita e/o dei nuovi schiavi, volenti o nolenti.

Dunque quale è il problema?

Tirando le somme, la popolazione extracomunitaria in Italia ammonta probabilmente a qualcosa vicino ai 4,5 milioni di persone (clandestini compresi), pari a circa il 7-8% della popolazione.   E per rispondere a chi teme l’islamizzazione del paese, di questi meno della metà provengono da paesi a maggioranza mussulmana, e la metà di questi (circa 400.000) dall’Albania; non propriamente terra di islamisti scatenati.

Può non sembrare molto, eppure un pericolo che rischia di determinare in buona parte il futuro dell’Italia e dell’Europa, anche se per ragioni solitamente trascurate (o addirittura negate) anche da chi più teme questo fenomeno.

1 – La principalissima ragione è che l’Italia, come tutto il resto d’Europa e del mondo, è tremendamente sovrappopolata.   Gli indicatori sono molteplici, ma qui citerò solamente l’Impronta Ecologica che, molto approssimativamente, misura quanto una data popolazione ecceda la capacità di carico del suo territorio.   L’Italia ha un’impronta pari a circa il quadruplo di ciò che sarebbe probabilmente sostenibile.  Ovviamente, non conta solo il numero delle persone, ma anche quanto queste consumano.   Non per niente, al calo del 25%  del nostro PIL pro-capite dal 2008  (dati Banca Mondiale), ha fatto riscontro un quasi equivalente calo della nostra impronta ecologica.   Una tendenza contrastata dall'aumento demografico, ma in misura limitata perché la stragrande maggioranza degli immigrati appartengono alle classi più povere che, loro malgrado, consumano meno della media nazionale.   Dovrebbe perciò essere evidente che continuare a ridurre i consumi sarà necessario (probabilmente anche inevitabile), ma che su tempi nell'ordine dei decenni non può bastare.   La decrescita dei consumi, felice o meno, potrà riportare la bilancia in equilibrio solo se accompagnata da una parallela, graduale riduzione della popolazione.   Cioè esattamente quel  1,2 – 1,5 % l’anno circa che avremmo in assenza di un’immigrazione che, viceversa mantiene la popolazione su tassi di crescita molto alti: circa il 2% annuo, anche se con fortissime fluttuazioni (dati ISTAT).   Ovviamente, 50 o 60 anni di decrescita demografica comporterebbero enormi difficoltà legate allo sbilanciamento verso l’alto della struttura demografica, ma sarebbe una crisi gestibile e prodroma di un migliore futuro.   L’alternativa, continuare a crescere, servirebbe solo a rimandare ed aggravare il problema, visto che i bambini di oggi saranno i vecchi di domani (si spera).   Finché, non sappiamo come e non sappiamo quando, sarà superato un limite oltre il quale la decrescita demografica avverrà comunque, ma in modo precipitoso ed incontrollabile.
Popolazione residente in Italia (esclusi irregolari).


2 – La seconda ragione è che attualmente l’Italia funziona come principale porta di ingresso in Europa per un flusso di persone che cercano poi di raggiungere altri paesi, soprattutto Francia, Germania, Inghilterra e paesi scandinavi.   Vale a dire che l’Italia contribuisce largamente non solo alla crescita della propria popolazione extracomunitaria, ma anche a quella dei nostri vicini.   Cosa che sta rendendo problematici i nostri rapporti con gli altri paesi europei.  Temporanee e parziali chiusure delle nostre frontiere sono già avvenute.  Se dovessero diventare definitive, il rischio di diventare un “cul di sacco” per una massa non valutabile di persone sarebbe molto elevato.

3 – Gli attuali livelli di pressione migratoria sono solo un blando assaggio di ciò che avverrà nei decenni venturi.   Con l’intera Africa e l’intero mondo islamico, dal Pakistan al Marocco, sull'orlo del collasso e forse di una grande guerra pan-islamica le prospettive sono nerissime.   Ciò che sta accadendo è solo l’inizio della deflagrazione della Bomba Demografica globale, qualcosa che non è mai accaduto prima nella storia dell’umanità e dalle conseguenze molto più tragiche di quanto non ci piaccia immaginare.   In altre parole, una vera invasione non è ancora in corso, ma è fra le prospettive possibili già nel giro di pochi anni.

4 – Il pericolo maggiore connesso con il proseguimento dell’attuale politica sull'immigrazione  è una crescita del livello di stress sociale che, prima o poi, finirà col portare partiti nazionalisti al governo di molti paesi UE.   Certo, non possiamo essere certi di cosa farebbero una volta al comando; la differenza fra ciò che si dichiara quando si è all'opposizione e ciò che si fa quando si è al governo è solitamente notevole.   Tuttavia è un’eventualità che potrebbe provocare la disintegrazione almeno parziale della delicata struttura comunitaria, lasciando parecchi paesi privi dei mezzi necessari per fronteggiare e gestire le crisi davvero gravi che sicuramente ci aspettano.    Per esempio, non penso proprio che l’Italia odierna avrebbe né la forza politica, né quella militare per trattare accordi convenienti con gli altri paesi.   Men che meno per controllare una frontiera come la nostra.


Proposte?

E’ molto rilassante essere un “signor Nessuno”, garantisce dal rischio che i propri eventuali errori vengano pagati da altri.   Forte di ciò, vorrei azzardare qualche suggerimento.

Il primo punto da mettere in conto ritengo sia recuperare un ragionevole controllo sulle frontiere interne ed esterne.  Che non significa sigillarle (non sarebbe nemmeno fattibile), bensì poter controllare l’ordine di grandezza dei flussi.   Una cosa vitale per qualunque paese che intenda continuare ad esistere, ma molto più facile da dire che da fare e, comunque, molto costosa.   Per questo, ritengo che solo un’effettiva collaborazione a livello europeo sarebbe una condizione necessaria , ancorché non sufficiente per riuscirci.   Ciò presuppone però che tutti i paesi concordino e rispettino un ragionevole compromesso fra le loro diverse posizioni; una cosa che finora nessuno ha voluto fare.

Il secondo punto  è che non sono e non saranno un problema i rifugiati.   Sono troppo pochi, sono i più motivati ad integrarsi e sono anche la categoria che pone i maggiori obblighi etici, visto che respingerli significa esporli a rischi elevati, non di rado mortali.

Il terzo è che l’accoglienza dei migranti in cerca di lavoro dovrebbe essere commisurata alla possibilità di un loro inserimento lavorativo. Certamente ci sono ancora dei margini, ma esigui ed in contrazione, vista la generale contrazione del nostro sistema economico che tende ad espellere e non ad assorbire forza lavoro.

Potrebbero sembrare banalità, ed invece sono alcuni degli scogli su cui si stanno infrangendo molte delle nostre speranze per una transizione non troppo dolorosa verso il mondo che sarà.


Cittadini stranieri regolarmente residenti al 1º gennaio
Paese di cittadinanza2005Variazione
2005-2010
(%)
2010Variazione
2010-2016
(%)
2016
 Romania248 849257887 763301 151 395
 Albania316 65947466 6840467 687
 Marocco294 94546431 5291437 485
 Cina111 71269188 35244271 330
 Ucraina93 44186174 12933230 728
 Filippine82 62550123 58434165 900
 India37 971178105 86342150 456
 Moldavia54 28895105 60035142 266
 Bangladesh35 78510773 96561118 790
 Egitto52 8655582 06434109 871
 Perù53 3786487 74718103 714
 Sri Lanka45 5726575 34336102 316
 Pakistan35 5098364 85957101 784
 Senegal53 9413572 6183598 176
 Polonia50 794108105 608-797 986
 Tunisia78 23033103 678-895 645
 Ecuador53 2206185 940287 427
 Nigeria31 6475448 6745977 264
 Macedonia58 4605992 847-2173 512
 Bulgaria15 37419946 0262658 001
Nota: le comunità sovraelencate sono quelle che superano i 50.000 residenti nel 2016 e complessivamente costituiscono oltre l'82% degli stranieri in Italia.

sabato 16 settembre 2017

Tre Ecologisti Italiani (II): Italo Calvino




Qui sopra, Italo Calvino. Il primo post di questa serie, quello su Francesco di Assisi, si trova a questo link.


Di Silvano Molfese


Potrà sembrare strano, se non addirittura provocatorio, l’inserimento di Italo Calvino in questa trilogia di ecologisti italiani; infatti egli è universalmente conosciuto come letterato ma è uno scrittore particolare che fin dalla nascita si è nutrito dei saperi delle scienze naturali, di botanica, di zoologia, dai suoi genitori. Infatti nel clima della Guerra Fredda, con la pressante minaccia di una guerra nucleare, siamo nel 1957, Italo Calvino ne “Il barone rampante” (capitolo XXVIII ), scrive:

“E dire che Cosimo in quel tempo aveva scritto e diffuso un Progetto di Costituzione per Città Repubblicana con Dichiarazione dei Diritti degli Uomini, delle Donne, dei Bambini, degli Animali Domestici e Selvatici, compresi Uccelli Pesci e Insetti, e delle Piante sia d'Alto Fusto sia Ortaggi ed Erbe. Era un bellissimo lavoro, che poteva servire d'orientamento a tutti i governanti; invece nessuno lo prese in considerazione e restò lettera morta. … Di giorno, Cosimo aiutava i tracciatori a delineare il percorso della strada. Nessuno meglio di lui era in grado di farlo: sapeva tutti i passi per cui la carreggiabile poteva passare con minor dislivello e minor perdita di piante.“

Due ecologi forestali Orazio Ciancio e Susanna Nocentini riportano le riflessioni di Pogue R. Harrison  (Ciancio e Nocentini, 1996 )

“Il romanzo contiene una critica poetica dell’ideologia umanistica dell’illuminismo. Il barone di Calvino, di nome Cosimo, passa la sua vita sugli alberi. Acquista fama tra i philosophes (Voltaire, Diderot, ecc.) per certi trattati «politicamente corretti» che scrive su temi come le costituzioni repubblicane e i contratti sociali. Tuttavia, Cosimo scrive un trattato che per qualche ragione viene ignorato dagli intellettuali del suo tempo. "

Dato il titolo, si comprende perché non riesca ad attirare la loro attenzione: Progetto di Costituzione per Città Repubblicana con Dichiarazione dei Diritti degli Uomini, delle Donne, dei Bambini, degli Animali Domestici e Selvatici, compresi Uccelli Pesci e Insetti, e delle Piante sia d’Alto Fusto sia Ortaggi ed Erbe.

Il trattato di Cosimo viene ignorato perché il suo tempo è interessato soltanto alla dichiarazione dei diritti dell’uomo – i diritti dei soggetti umani, non degli oggetti o delle specie della natura. Oggi noi siamo testimoni delle conseguenze di queste dichiarazioni unilaterali dei diritti di un’unica specie, incuranti dei diritti naturali di tutte le altre specie. In questo senso il trattato di Cosimo era in anticipo sui suoi tempi – e anche sui nostri, rispetto a tale questione.”  (h/t Antonio Scalise)

Eravamo alla fine degli anni ’50 e in Italia si pensava allo sviluppo ed alla crescita di tutto il sistema industriale: adesso ci ritroviamo con centinaia di migliaia di ettari cementificati, asfaltati, elevato inquinamento, siccità ecc. : riusciremo a riparare i guasti prodotti?


Bibliografia

Ciancio O.,  Nocentini S.  1996. - Il bosco e l’uomo: L’evoluzione del pensiero forestale dall’umanesimo moderno alla cultura della complessità. La selvicoltura sistemica e la gestione su basi naturali.  Su Accademia italiana di Scienze Forestali, Il bosco e l’uomo, 21-115
(https://aisfdotit.files.wordpress.com/2013/06/bosco-e-uomotutto.pdf)

Harrison Pogue R., 1992. Foreste. Garzanti.

giovedì 14 settembre 2017

Conclusa la Scuola Estiva del Club di Roma a Firenze: e Ora?




Come vedete dalla foto, qui sopra, i ragazzi che hanno partecipato alla scuola estiva del Club di Roma si sono veramente appassionati. E li capisco bene: una settimana in contatto con alcuni dei maggiori esperti di sostenibilità del mondo, in più in una città come Firenze dove abbiamo fatto il possibile per fargli vedere delle cose che i turisti normalmente non vedono; dalla "stanza degli scheletri" del museo della Specola ai segreti archeologici della città di Fiesole. Il tutto ha incluso una passeggiata illustrativa della politica dei signori di Firenze, i Medici, e dei loro metodi propagandistici. Insomma, una cosa che avrei voluto poter fare io quando avevo la loro età.

D'altra parte, sotto altri aspetti, le cose non sono andate per niente bene; in particolare sotto l'aspetto comunicativo. Le autorità e i giornali di Firenze, pur invitati ufficialmente dall'Ateneo, hanno ignorato totalmente questo evento. Forse è perché la conferenza si svolgeva in inglese, ma forse più che altro perché il dibattito in Italia è ormai ingranato su argomenti completamente diversi: non si parla d'altro che di vaccini e di stupri. In particolare, la mia personale impressione è che Firenze sia ormai una città totalmente ossificata dal punto di vista culturale - non si produce più niente che non siano lodi ai tempi passati. E l'unico obbiettivo della classe politica locale è costruire un nuovo aeroporto che farà crescere ulteriormente il numero turisti in una città ormai sommersa da quelli che ci sono. Crescer, crescere, crescere, l'unica parola che si sente dire. Ma la città che somiglia sempre di più alla "stanza degli scheletri" del museo della Specola.


E allora cosa ci rimane di questa scuola? Beh, perlomeno un bel gruppo di ragazzi intelligenti e preparati che possono rimanere in contatto e fare qualcosa di utile. Sul mio blog in inglese (Cassandra's Legacy) sto commentando i vari interventi e le discussioni. Il Club di Roma farà altrettanto sul suo sito Web. Dalla scuola dovrebbe venir fuori anche un film intitolato "Parole dall'Antropocene" o qualcosa del genere, ma su questo vi saprò dire meglio in futuro.

Continuiamo!


lunedì 11 settembre 2017

Continua la Scuola Estiva del Club di Roma a Firenze




Per essere una scuola "estiva" si sta rivelando piuttosto bagnata. Tuttavia, abbiamo avuto almeno una serata di bel tempo e i partecipanti ne hanno approfittato per una cena all'aperto nella splendida cornice del giardino degli "Orti Dipinti". Un posto magico, andate a vederlo se potete!


A parte le condizioni atmosferiche, sto cercando di riferire su quello che si sta dicendo e facendo alla scuola, ma tutto avviene in inglese e quindi lo faccio sul blog in inglese.

E scusate se il blog in Italiano è un po' fermo per via di questo impegno. Appena possibile, riprendiamo con i post.


venerdì 8 settembre 2017

Secondo giorno della Scuola Estiva di Sostenibilità a Firenze


Il co-presidente del Club di Roma, Ernst von Weizsäcker, parla ai partecipanti, oggi a Firenze



Un commento di Marco Sclarandis



A tutti i partecipanti, in special modo quelli dalla fuggitiva giovinezza.

Chi vuol esser lieto sia, del doman non v'è certezza.

In questa strofa rinascimentale è contenuta una misura di saggezza inversamente ed enormemente più grande della brevità della strofa stessa.

E detta da uno che si chiamava Lorenzo de Medici Signore di Firenze detto poi “Il Magnifico”, non fa che rendere più limpida la verità che essa ci comunica. Questa lettera è per voi giovani innanzi tutto che starete insieme per una settimana per scambiarvi idee, intenzioni, passioni, speranze, per la vita che vi aspetta. Vi vedo arrivati da poco su quello che ho chiamato “L'albero genealogico assoluto”. Albero sul quale vedo come in una apparizione mistica tutti gli esseri viventi, almeno di questa minuscola Terra, ma per attimi incommensurabili anche quelli che, per ora ipotetici, abitano altri mondi.

Nessuna foglia di questo fantasmagorico albero, germoglia o cade inutilmente. Di questo ogni giorno della mia esistenza, già piuttosto protratta ormai, ne sono sempre più convinto. Da questa convinzione traggo di continuo significato, indispensabile più che mai per affrontare un'epoca che è evidentemente catastrofica.

Ma come ogni cosa, anche la catastrofe genera rimedio a sé stessa. Anzi, a volte solo essa è autentico rimedio. Se il bruco pigro vedesse come catastrofica la sua uscita dalla crisalide morirebbe privato della meraviglia della propria metamorfosi. Non importa che la sua vita da farfalla possa durare solo dalla sera alla mattina o viceversa.

L'universo intero sembra sia sgusciato da un inimmaginabile nulla, in un tempo che confrontato con la vita umana ci fa rasentare la percezione dell'eternità. Una immensa dilagante catarsi, di questa credo che abbiamo assoluto bisogno. Lo credo perché guardo ai rami al tronco alle foglie di questo albero antonomastico e il sogno vi muta le foglie in volatili cantori e poi sento questi canti mutarsi in voci umane e tutte vorrebbero capirsi, raccontare ciò che è stato, ciò che avrebbero voluto essere, ed ora queste voci diventato sempre più grida di aggrovigliata gioia. Tutti i nodi di dolore e sofferenza non riescono a strozzarla in gola.

Quanto vale un chicco di riso?

Una goccia d'olio d'oliva o minerale?

Il sorriso è veramente quotabile in borsa?

Una sosta per raccattare una lattina abbandonata?

A queste domande non c'è risposta definitiva perché sono malposte. Ma nessuno sa quale sia il solo modo per porle giustamente. Nonostante ciò, a queste domande bisogna rispondere, ne va della nostra vita.

Vi saluto augurandovi che riusciate ad accorgervi quando è indispensabile avere ombra, silenzio, rugiada, sonno ed anche fame sete e solitudine. Siate accarezzati dalla brezza della mia ammirazione, e se potessi ringiovanirmi non lo farei, ma vorrei in cambio una anche breve nuova giovinezza, in una vita successiva.


Se tutto fosse senza limiti
quegli attimi fuggenti
diverrebbero senza fine secoli
le rose sequoie spinose orrende
la gioia marcirebbe in noia
e così via senza rimedio
con un limite sposato ad eccezione
restano cunicoli infernali
sotto il terrestre Eden
ma con la pioggia anch'essi
diventano disabitati.



Marco Sclarandis. Pescara 6 settembre 2017.

mercoledì 6 settembre 2017

Domani comincia a Firenze la prima Summer Academy del Club di Roma



Prove tecniche per la scuola estiva del Club di Roma che comincia domani a Firenze. Nella foto, vedete il segretario generale del Club, Graeme Maxton, sulla sinistra. Di spalle, Elisabetta Cortelli, responsabile dell'organizzazione per l'Università di Firenze. Sullo schermo, David Korten, che parlerà ai partecipanti via teleconferenza. 


Un commento di Marco Sclarandis


Se invece che due secchi una tinozza

te ne fai bastare uno ed una mezza

per toglierti la polvere il sudore

di dosso allora sei dei nostri

ed anche se il tuo piatto e la scodella

sono pieni quanto basta per saziarti

sia di feriale giorno che festivo

sempre sei con noi nei fatti

lo sei se pensi prima di iniziare

il tragitto che ti separa dal lavoro

e non muovi un elefante per trainarti

se al guinzaglio il cane basterebbe

di noi fai parte assolutamente quando

le tue mani la tua mente gli occhi

mutano metallo cera vetro creta

in manufatti e non in mera merce

ricordando che polvere eravamo

seppur di stelle e della terra

terrestre letame diverremo

gli altri non ti saranno amici come noi

ed anche nemici certamente

ma se ci hai scelto hai preso

un biglietto di riffa fortunata

e loro quello di una lotteria ingannevole

se ti fermi e osservi il tempo

la caduta delle foglie le crisalidi

che attendono la schiusa

vedi quanto ogni cosa sia elencata

con la sua data il suo posto numerato

il limite che superato sbatte nella fossa

e tu non vorrai quindi da stolto superarlo

e se i tuoi avi l'hanno fatto

tu non li seguirai errando

e insegnerai ai tuoi figli l'arte

del rimedio e dell'evitare il guasto

noi siamo i veri ricchi i re gli dei

gli altri s'accontentano d'essere arricchiti

satrapi tiranni demiurghi

scegli la tua gente adesso

domani non è un altro giorno

domani è troppo tardi.

Marco Sclarandis 

Ringrazio Alessandro Corradini per l'ispirazione.

















domenica 3 settembre 2017

Il Paese dei Polli Bagnati


Non so se vi è mai capitato di vedere un pollaio quando comincia a piovere. Di solito, i polli non sono furbi abbastanza da capire che possono ripararsi da qualche parte e se ne stanno sotto l'acqua, un po' perplessi, al massimo arruffando le penne.

Questa cosa dei polli bagnati mi è venuta in mente pensando a come la storia dell'Uragano Harvey è stata percepita in Italia. Sapete che Harvey ha avuto un grosso impatto negli Stati Uniti, non solo per i danni che ha fatto, ma per come ha stimolato il dibattito sul cambiamento climatico.

Tutto il "mainstream" negli USA si è perlomeno domandato se c'era un legame fra il disastro e il riscaldamento globale, spesso concludendo che, si, questo legame esiste. Questo ha fatto imbestialire lo zoccolo duro dei negatori della scienza del clima che hanno risposto nel solito modo, senza rendersi conto che più si dibatte sul clima, più la verità viene fuori e questo non è bene per loro.

Qui da noi, invece, l'uragano Harvey è stato un flop clamoroso. Forse è soltanto una mia impressione, ma, a parte il minimo dovuto, non si è visto nessun dibattito sui media nazionali sul come è perché l'uragano è stato rinforzato dal riscaldamento globale. Che la storia di Harvey non interessasse a nessuno, l'ho visto più che altro da un post che ho pubblicato sul "Fatto Quotidiano". Non vi so dire quanta gente lo abbia visto, ma l'interesse si vede dal numero di commenti e qui ce ne sono stati meno di 40, ben pochi rispetto alla media dei miei post. Per esempio, il mio post sulla falsa petizione sul clima di Zichichi ne aveva avuti più di 700.

E qui mi sono venuti in mente i polli bagnati. Ancora, è una mia impressione, ma forse sarete d'accordo che qui in Italia il dibattito sugli argomenti seri è quasi completamente svanito dai media, sia da quelli "social" come da quelli "mainstream". Così, il dibattito (se così lo vogliamo chiamare) è tutto una serie di insulti: alla Boldrini, agli immigrati, ai musulmani, ai furbetti, alla Merkel, all'Euro, ai vaccini, e così via. Il resto, semplicemente non esiste. Gli Italiani sembrano veramente dei polli sotto la pioggia che non sanno dove ripararsi; anzi, dei polli che non si rendono nemmeno conto che sta piovendo.

E, in particolare, non esiste il problema del cambiamento climatico. Quest'estate, quando c'erano 42 gradi a Firenze, ho provato a domandare a qualcuno se non gli sembrava che ci fosse qualcosa che non andava. La risposta è stata normalmente qualcosa tipo, "perché? Non siamo in Estate?" E avanti come se niente fosse.

Speriamo almeno che piova un po' dopo questa terribile estate.